Assassino di orsi italiano sotto scorta armata dopo minacce di morte

Continuano le ricerche dei cuccioli di orso orfani.
Un uomo italiano di 56 anni accusato di aver ucciso un raro orso marsicano, popolarmente conosciuto nella regione Abruzzo centrale come Amarena, è stato posto sotto protezione della polizia a causa di minacce di morte.
L’uomo, identificato dai media italiani come Andrea Leombruni, ha detto alla polizia di aver sparato all’orsa dopo aver avuto “paura” quando l’animale è entrato nella sua proprietà a San Benedetto dei Marsi giovedì notte.
L’omicidio ha suscitato indignazione in Italia e da quando la notizia è stata riportata per la prima volta venerdì Leombruni è stato barricato nella sua casa di famiglia sotto scorta armata.
“Sono tre giorni che non dormo né mangio – ha detto domenica Leombruni all’ANSA – Ho smesso di vivere. Ricevo continuamente telefonate e messaggi con minacce di morte”.
Attualmente sotto inchiesta, Leombruni rischia tra i quattro mesi e i due anni di carcere se giudicato colpevole dell’omicidio di Amarena, amata simbolo dell’Abruzzo, i cui due cuccioli corrono ora seri rischi da soli.
“Bisogna attraversarlo per capire cosa provo adesso” – ha detto all’ANSA Leombruni – “Ho sbagliato; L’ho capito subito dopo aver sparato.”
Dice di essere stato avvertito che “incontrerà la stessa sorte dell’orso” e che anche la sua famiglia ha ricevuto minacce, che lui ha denunciato alla polizia, secondo il quotidiano Il Messaggero.
Leombruni, tuttavia, ha ricevuto poca simpatia in Italia e continua a ricevere una raffica di insulti sui social media.
Gli orsi marsicani sono una sottospecie dell’orso bruno eurasiatico in grave pericolo di estinzione e ne esistono solo circa 60 esemplari.
Amarena e i suoi cuccioli sono stati spesso visti vagare per i villaggi locali, con l’ultimo video della famiglia insieme realizzato a San Benedetto dei Marsi solo pochi giorni prima che la mamma orsa venisse uccisa.
Da allora è in corso un’importante ricerca per catturare e salvare i due cuccioli orfani di Amarena, non ancora dotati di radiocollari, e proteggerli dai predatori.
La patria degli orsi marsicani è il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM), il cui capo ranger Michela Mastrella ha dichiarato al Corriere della Sera che le autorità del parco stanno utilizzando diversi metodi per cercare di catturare i piccoli animali, finora senza successo.
“Li abbiamo avvistati nei campi grazie all’uso di visori notturni e di un drone dotato di termocamera, ma non siamo riusciti a catturarli perché la zona è vasta e i piccoli si muovono velocemente”, ha spiegato Mastrella, aggiungendo che La ricerca è stata aiutata dagli avvistamenti segnalati dai residenti locali, ma ostacolata da persone che guardavano con le torce.
“I cuccioli sono tornati più volte nel luogo dove rimanevano le tracce del sangue della madre”, ha detto.
Le autorità affermano che finora i due cuccioli sembrano essere riusciti a trovare cibo e, soprattutto, sono rimasti insieme.
Il direttore del parco Luciano Sammarone ha accolto con favore la decisione del sindaco di San Benedetto dei Marsi di limitare l’accesso alla località dove si è concentrata la ricerca, e ha anche invitato gli automobilisti a rallentare “perché il rischio maggiore è che i cuccioli vengano investiti sulla strada”. la strada.”
Intanto è stata annullata la protesta degli animalisti, infuriati per l’uccisione di Amarena, prevista per domenica 3 settembre a San Benedetto dei Marsi, per non ostacolare la ricerca dei cuccioli.
Per gli aggiornamenti ufficiali sulla situazione e la ricerca in corso consultare il sito del PNALM.