Attivisti per il clima si incollano alla statua del Vaticano –

(COLORnews) – ROMA, 19 AGO – Attivisti del gruppo italiano d’azione per la crisi climatica Ultima Generazione si sono incollati giovedì a una delle statue più famose dei Musei Vaticani sorreggendo un cartello con la scritta “niente gas e niente carbone”.
Gli attivisti, che hanno utilizzato tattiche simili a quelle di Extinction Rebellion e di altri gruppi in Gran Bretagna e altrove, si sono incollati alla base dell’iconico gruppo statuario di Laocoonte.
Il gruppo, una delle opere più famose dell’antichità greca e romana, mostra il sacerdote troiano ei suoi due figli uccisi dai serpenti marini inviati da Poseidone dopo aver tentato invano di smascherare lo stratagemma greco del cavallo di Troia.
Ultima Generazione ha dichiarato in una nota: “Come Laocoonte, scienziati e attivisti sono testimoni che cercano di mettere in guardia coloro che li circondano delle conseguenze che le azioni di oggi avranno sul futuro.
“Come Laoccon, scienziati e attivisti non vengono ascoltati o, peggio ancora, messi a tacere dal mondo politico, che è più interessato a difendere i privilegi di una minoranza che a dimostrare il bene della comunità”.
Laura, una delle due attiviste che si sono incollate alla statua, ha detto che “la statua ricorda la triste sorte che ha subito il sacerdote greco (sic) nel tentativo di salvare se stesso, i suoi figli e tutti i cittadini.
“Nel nostro movimento ci sono i genitori, ci sono i bambini, uniti dalla volontà di spingere il mondo della politica a fare le scelte giuste per arginare il cambiamento climatico prima che sia troppo tardi”.
La statua di Laocoonte e dei suoi figli, detta anche Gruppo di Laocoonte, è stata una delle sculture antiche più famose sin da quando fu scavata a Roma nel 1506 e esposta al pubblico nei Musei Vaticani, dove rimane. È molto probabilmente la stessa statua che fu elogiata nei massimi termini dal principale scrittore d’arte romano, Plinio il Vecchio. Le figure sono quasi a grandezza naturale e il gruppo è alto poco più di 2 m (6 piedi 7 pollici) , che mostra il sacerdote troiano Laocoonte ei suoi figli Antifante e Timbreo mentre vengono attaccati da serpenti marini.
Il gruppo è stato definito “l’icona prototipo dell’agonia umana” nell’arte occidentale e, a differenza dell’agonia spesso rappresentata nell’arte cristiana che mostra la Passione di Gesù e dei martiri, questa sofferenza non ha potere di redenzione o ricompensa.
Plinio attribuisce l’opera, allora nel palazzo dell’imperatore Tito, a tre scultori greci dell’isola di Rodi: Agesandro, Atenodoro e Polidoro, ma non ne dà una data o un mecenate.
Nello stile è considerato “uno dei migliori esempi del barocco ellenistico” e certamente nella tradizione greca, ma non si sa se si tratti di un’opera originale o di una copia di una scultura precedente, probabilmente in bronzo, o realizzata per un Commissione greca o romana.
La maggior parte degli studiosi pensa che sia una copia di un originale greco molto precedente.
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