L’Italia festeggia i 12 anni dal disastro della Costa Concordia
La Costa Concordia si incagliò al largo della costa occidentale italiana il 13 gennaio 2012.
L’Italia celebra 12 anni da quando la nave da crociera Costa Concordia si incagliò al largo dell’isola toscana del Giglio, provocando 32 morti, in uno dei peggiori disastri marittimi della storia italiana moderna.
L’incidente è avvenuto in mare calmo la notte del 13 gennaio 2012 quando la nave di lusso che trasportava 3.206 passeggeri e 1.023 membri dell’equipaggio ha deviato dalla rotta prevista durante una crociera di sette giorni nel Mediterraneo.
Capitanata da Francesco Schettino, la Costa Concordia si stava facendo strada tra il porto di Civitavecchia, 60 km a nord di Roma, e Savona, nella regione Liguria settentrionale, quando si è verificato il disastro.
Saluto al Giglio
In un atto di spavalderia, Schettino ha guidato la nave lunga 292 metri verso la riva per “salutare” il Giglio, una piccola isola al largo della costa occidentale dell’Italia, facendo incagliare la nave su rocce frastagliate in acque poco profonde intorno alle 21.45.
L’impatto provocò uno squarcio lungo 53 metri nello scafo di sinistra, lungo cinque compartimenti, compresa la sala macchine.
La nave da crociera da 114.500 tonnellate iniziò presto a imbarcare acqua, con conseguente perdita di potenza, propulsione e sistemi elettrici. Anche il timone era fuori uso, il che significava che la nave non poteva essere governata.
Immersa nell’oscurità, la nave si inclinò rapidamente a babordo, prima che forti venti la spingessero nell’entroterra, a circa 500 metri dal villaggio di Giglio Porto. Lì si incagliò, appoggiata sul lato di dritta, con quasi metà della nave rimasta fuori dall’acqua.
Una passeggera frenetica ha contattato la figlia sulla terraferma e verso le 22.15 la guardia costiera italiana ha telefonato a Schettino, che ha minimizzato la situazione, sottolineando solo che c’era un blackout a bordo.
Francesco Schettino
Quando la guardia costiera ha richiamato 10 minuti dopo, l’equipaggio ha ammesso che la nave stava imbarcando acqua e Schettino ha richiesto l’uso di rimorchiatori.
La prima imbarcazione di soccorso arrivò alle 22.39 e ne seguì un’operazione caotica di evacuazione.
Alcuni passeggeri hanno affermato che il segnale di schierare le scialuppe di salvataggio e di abbandonare la nave è stato dato solo intorno alle 23.00.
Abbandono della nave
Schettino lasciò il ponte intorno alle 23.20 e poco dopo abbandonò la nave. Successivamente affermò di essere scivolato dalla Concordia e di essere atterrato su una scialuppa di salvataggio.
Le operazioni di salvataggio sarebbero state ostacolate anche dal fatto che circa 600 passeggeri non avevano ricevuto esercitazioni di evacuazione e gran parte dell’equipaggio non parlava italiano.
L’ultimo membro dell’equipaggio lasciò il ponte circa 15 minuti dopo Schettino, anche se a bordo della nave c’erano ancora circa 300 persone.
A mezzanotte la Concordia si inclinava gravemente, compromettendo il rilascio delle scialuppe di salvataggio e costringendo molti a fuggire arrampicandosi su scale di corda per una distanza equivalente a 11 piani.
Gregorio di Falco
Alle 12.40 un capitano della guardia costiera infuriato, Gregorio de Falco, telefonò a Schettino, che era su una scialuppa di salvataggio con altri ufficiali della Concordia, ordinandogli ripetutamente di tornare alla sua nave e supervisionare l’evacuazione.
Frustrato dalle scuse di Schettino, de Falco gridò al telefono: “Vada a bordo, cazzo!” (Sali a bordo, per l’amor del cielo!).
Schettino refused.
L’operazione di salvataggio in questa fase ha coinvolto decine di imbarcazioni e numerosi elicotteri. All’alba 4.194 persone sono state evacuate e portate a terra al Giglio, un’isola di villeggiatura la cui popolazione permanente era inferiore a 1.000 abitanti.
Cerca i sopravvissuti
Quel giorno, il 14 gennaio, i sommozzatori salvarono gli ultimi tre sopravvissuti intrappolati all’interno della Concordia. Nelle due settimane successive i sommozzatori cercarono nella nave persone scomparse e recuperarono la maggior parte dei corpi.
Il corpo dell’ultima persona scomparsa, un membro dell’equipaggio indiano, è stato recuperato solo il 3 novembre 2014.
“Capitano Codardo”
Dopo l’incidente Schettino venne diffamato dai media italiani, definito “Capitano Codardo”, “Capitano Calamità” e addirittura “l’uomo più odiato d’Italia”.
Nel 2015 è stato giudicato colpevole di omicidio colposo e aver causato il naufragio, ed è stato condannato a 16 anni di carcere.
Schettino ha fatto appello contro la sentenza, incolpando i membri della sua squadra per l’incidente, tuttavia nel maggio 2017 la più alta corte italiana ha confermato il verdetto precedente e Schettino ha iniziato la sua pena detentiva poco dopo.
Operazione di salvataggio
Il relitto della nave è stato oggetto di una complessa e senza precedenti operazione di salvataggio, durante la quale ha perso la vita un sub spagnolo, portando a 33 il bilancio totale delle vittime del disastro.
La nave ha effettuato il suo ultimo viaggio nel luglio 2014 quando è stata rimorchiata con successo lontano dal Giglio e portata a Genova, dove è stata smantellata come rottame in un’operazione completata tre anni dopo, nel luglio 2017.
Il recupero del relitto della Costa Concordia è stato uno dei più costosi della storia (circa 2 miliardi di dollari), costando più di tre volte il costo di costruzione della nave nel 2004 (circa 612 milioni di dollari).
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