San Casciano regala un nuovo tesoro, un Apollo in marmo

(COLORnews) – ROMA, 18 NOV – (di inviato all’COLORnews Silvia Lambertucci) Un giovane Apollo, elegante e bellissimo, intento a cacciare una lucertola.
Dopo la meraviglia dei bronzi dell’anno scorso, questa statua è più grande, addirittura monumentale, alta quasi due metri, una copia in marmo di un originale in bronzo del famoso scultore greco Prassitele.
È l’ultimo tesoro riemerso dal fango e dall’acqua bollente degli scavi di San Casciano.
Un ritrovamento straordinario, racconta all’COLORnews in anteprima esclusiva il professor Jacopo Tabolli dell’Università per Stranieri di Siena, accompagnato da un particolarissimo ‘donarium’ in pietra (parte del tempio dove venivano deposti gli ex voto) con un’iscrizione bilingue e una miriade di piccoli oggetti in bronzo , terracotta e perfino vetro che offrono scorci affascinanti della vita quotidiana del santuario.
“Lo scavo di San Casciano non accenna a smettere di stupirci”, applaude il direttore generale dell’Archeologia al ministero dei Beni Culturali, Luigi La Rocca.
E non è tutto. Perché se si allarga il perimetro dello scavo, quello che inizialmente sembrava un piccolo edificio sacro costruito intorno alla sorgente e al suo bagno rituale si è rivelato, negli ultimi mesi, un vero e proprio tempio, dotato di un portico ornato da quattro colonne e una parte centrale con una grande vasca in parte coperta da una pedana decorata con grandi statue, una delle quali forse era proprio quella del giovane Apollo.
Un piccolo gioiello di architettura monumentale e di ingegneria idraulica, insomma, costruito, in totale continuità di culto, sopra un più antico sacello etrusco, le cui splendide murature sono state portate alla luce negli ultimi mesi. Anche se i romani, forse proprio per rendere più stabile il loro tempio, decisero di modificarne l’orientamento sul terreno, ruotandolo leggermente, dopo aver ampliato e reso più sontuoso il bagno destinato a ricevere le offerte.
“(Ciò è) un’ulteriore prova del valore sacro che qui veniva dato all’acqua calda della sorgente, che era sentita come una divinità che sgorgava dalla terra e che aveva la sua dimora in questo tempio”, sottolinea Tabolli, indicando le agili membra della grande statua, appena affidata alle cure dei restauratori.
L’emozione è forte, anche se, a differenza dei bronzi esposti oggi al Quirinale e giunti a noi intatti, questo Apollo è purtroppo spezzato in pezzi, alcuni dei quali, come le braccia e parti della testa, sono ancora da ritrovare. .
“Non fu un caso; questa statua fu deliberatamente rotta e poi gettata nella vasca proprio nel momento della definitiva chiusura del sito, nel V secolo d.C., ed è difficile dire se (ciò avvenne) in un ultimo rito pagano , di protezione, o secondo la volontà iconoclasta dei cristiani”, dice il direttore degli scavi, l’archeologo Emanuele Mariotti, indicando il punto in cui la forza impetuosa dell’acqua, che ora erutta a 30 litri al secondo, ha portato alla scoperta delle splendide gambe del dio.
“Erano nascosti da una colonna che veniva fatta cadere verticalmente con il preciso intento di chiudere e sigillare tutto”, spiega, “e quando ce li siamo ritrovati davanti è stato pazzesco. Dietro le gambe, tuffandosi a capofitto, c’erano emerse il busto e poi un piccolo altare, in una sequenza incredibile”.
È stata un’emozione che per certi aspetti è stata anche maggiore di quella provata un anno fa, quando furono tirati fuori i bronzi da questo fango e da quell’acqua.
“Tra le nostre braccia quel corpo di marmo era così caldo che sembrava vivo”, emoziona ancora Tabolli.
Perché seppure in pezzi, sottolineano gli archeologi, che anche in questo caso hanno condiviso la scoperta con una fitta rete di esperti, l’Apollo di San Casciano riveste un enorme interesse scientifico.
Della statua di Prassitele, il cui originale è forse un’opera in bronzo conservata a Cleveland, esistono diverse copie romane in marmo esposte nei musei del mondo, le più famose al Louvre e ai Musei Vaticani.
Ma nessuno è legato a un contesto preciso, così come non esiste alcun mito che spieghi il significato del gioco del dio con la lucertola.
“E qui invece si può stabilire proprio quel legame e può essere con la medicina”, dice Tabolli, “visto che la lucertola per gli antichi era legata alle cure oftalmiche e che esemplari di lucertola di bronzo sono stati rinvenuti nel bagno”.
Apollo, in altre parole, potrebbe aver avuto un ruolo importante in questo tempio toscano dove gli antichi venivano a curarsi, con la statua venerata e resa omaggio insieme alle divinità delle acque proprio per il suo legame con la medicina e le cure sanitarie che si praticavano Qui.
«Stiamo pensando anche a quell’altro Apollo, quello di bronzo che abbiamo ritrovato un anno fa. E poi ai vari altari dedicati al dio», sottolinea Tabolli.
“Il nume tutelare dell’acqua, grande protagonista di una storia di malattia e di guarigione, di angosce e di ritrovate speranze, risale qui da sette secoli”. (COLORnews).